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LA MANIPOLAZIONE AL FEMMINILE: IL GENERE NON CONTA



Siamo abituati a immaginare relazioni di coppia in cui l’uomo è l’uomo virile, il maschio alpha e la donna è la donna preda.


La dinamica più diffusa nell’immaginario collettivo è quello della donna vittima da proteggere e salvare e l’uomo dominante e manipolatore.

Un incastro perfetto: un partner narcisista e una donna dipendente e sottomessa.


Purtroppo le cose non sono sempre così e dietro una amabile donna che si presenta come vittima troviamo una mantide religiosa.


Nella nostra cultura si è delineata una dicotomia che ha portato ad una frattura e ad una inconsapevolezza sempre più diffusa, e tale dicotomia riguarda la segregazione dei ruoli che investe la donna in quello di vittima da salvare e il ruolo di carnefice assegnato all’uomo.

E’ più facile pensare ad una donna come fragile e ad un uomo come forte per ragioni biologiche per via della forza fisica.


Nonostante stiamo andando verso una “modernità liquida” il ruolo di uomo come vittima è ancora assai complesso da contestualizzare e soprattutto in una società dove la violenza psicologica non è legalmente attestabile.

È per questo motivo che il fenomeno del narcisismo al femminile rimane sotto silenzio. Troppi uomini o donne abusate da donne, come figlie, partner, colleghe e amiche, rimangono nell’interdizione del Silenzio.


Questo Silenzio è il miglior travestimento della donna manipolatrice che sa giocare magistralmente con i ruoli e con gli stereotipi incastrando partner, figli, parenti all’interno di una trappola invisibile.


L’uomo è ancora ingabbiato all’interno del mito del maschio alpha dominante indipendente e la donna all’interno del mito del perfezionismo morale, della saggezza e della bontà.


La manipolazione non conosce differenziazione di genere, si coniuga anche al femminile, con un modus operandi leggermente diverso da quello maschile e quindi spesso scambiato per altro e non riconosciuto.


Ci sono diversi aspetti e caratteristiche che rappresentano un contenitore comune entro il quale poter tracciare un profilo della manipolatrice seriale e che sono:

. Pochi scrupoli.

. Bassa autostima: fa di tutto perché questa debolezza non si veda utilizzando un vasto repertorio di comportamenti dominanti, ritenendosi superiore agli altri e facendo in modo che la sua vittima la idealizzi.

. Poca assertività.

. Bassa tolleranza alla frustrazione.

. Vittimismo.

. Vuole sempre di più.


Il modus operandi con cui si manifesta la manipolazione al femminile è sottilmente diverso da quello maschile.

La donna manipolatrice sembra la partner perfetta, mite, incline alla sottomissione, falsamente arrendevole, si racconta con falsità di particolari in cui brilla e manipola il partner.

Sono molti i volti come le rispettive maschere che indossa.

Alcune sono estroverse e brillanti, altre colte e più chiuse, altre ancora molto centrate sul proprio aspetto fisico e sull’apparenza, amano apparire con abiti eleganti, altre ancora recitano la parte delle vittime da salvare perché sono le più sfortunate.

Il comun denominatore è che vanno spedite per i loro obiettivi, l’unica cosa a cui sono interessate, e le altre persone diventano solo un mezzo per raggiungere un fine.

Da primo acchito non sembrano algide, fredde e impenetrabili ma al contrario amabili e presenti.

Un altro tratto che le contraddistingue tutte è l’arroganza e la supponenza, la capacità distruttiva e manipolativa.

Altro indicatore comune alle “serial lovers” è quello di avere come unico scopo finale il voler catturare il partner e renderlo dipendente da loro facendolo dapprima sentire speciale e poi svalutandolo in tutti i modi possibili .

Il tratto dominante è la maschera. Ogni “serial lovers” ne indossa una o più di una, a seconda della persona con la quale si trova ad interloquire e della circostanza, a seconda di ciò che vuole suscitare ed ottenere dalla vittima, ne ha una confezionata e pronta su misura ad ogni circostanza.

Dietro la maschera troviamo variegati profili, dalla mantide religiosa alla strega che punisce, accusa, ricatta.



In conclusione la manipolazione e il narcisismo patologico non conoscono differenziazione di genere, si coniugano anche al femminile ed è più difficile da riconoscere.


Ma c’è una notevole differenza di genere nel chiedere aiuto; mentre le donne lo fanno con maggior facilità, gli uomini se ne vergognano.

Gli uomini, in genere, quando stanno male a causa di una relazione d’abuso tendono a procrastinare e a non chiedere aiuto, con la segreta speranza di potercela fare da soli.

Un uomo vittima di una donna manipolatrice brancola nel buio, sta male ma non comprende cosa gli sta succedendo.







 
 
 

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Sono una psicologa clinica e il mio approccio è quello di una psicologia ecologica psico-spirituale che vuole essere integrale nel suo restituire la persona a sé stessa in  modo nuovo, intero, ricalcando la sua natura di psiche-anima-corpo. 

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