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LA MANIPOLAZIONE AFFETTIVA





La manipolazione affettiva è una grave forma di abuso psicologico che ha l’effetto su chi la subisce di perdere il controllo su se stessi, sulla propria vita, a modificare il proprio pensiero e comportamento.

La manipolazione psicologica avviene a mezzo di tecniche il cui unico fine è quello di sottomettere e di controllare la mente.

Ad oggi non c’è una cultura pronta a salvaguardia di questo invisibile fenomeno che rimane nella penombra, nelle zone di confine dove nessuno si azzarda a gettare lo sguardo, a posare un atto di consapevolezza, eppure è maestosa e devastante la crudeltà con cui esso colpisce e ancor più quando non viene riconosciuto.

Manipolazione subdola, mascherata, vincolante, distruttiva e aberrante che colpisce l’animo umano sconfinandolo in non terre, non mondi, ma in bolle di falsità e devastazione sospese dalla terra della realtà.

La violenza psicologica perpetuata a mezzo della manipolazione relazionale affettiva costituisce ancora un tabù nella società dell’apparenza, dell’inganno, del business, quella odierna: una società dai tratti narcisisti.

E allora cosa pretendiamo se questo è il mondo nel quale siamo inseriti, un mondo da ripulire, un mondo che si allontanato dal codice naturale, dalla verità, portandosi alla superficie della vita, all’apparenza che è inganno se non guardi la sua profondità, al successo che è effimero e falso e non sostanza, all’artificialità del pensiero che convalida e pubblicizza le mode e le macchine spingendo verso la desertificazione delle emozioni , la freddezza emotiva , robotizzando e accelerando in una corsa verso il potere.

Tutto subito, tutto veloce, protesi verso l’iceberg dei fenomeni, potere, controllo, denaro a scapito della Natura, della grande Madre che ci sostiene, in una parola della Vita.

Desertificazione delle immagini interiori che vengono sostituite con linguaggi artificiali pregni di ingranaggi automatici, condizionamenti ipnotici che hanno preso il posto del Sè sacro interiore.

E’ rimasto poco nulla della capacità di pensare simbolicamente e dell’immaginare che è l’atto in cui si introietta l’oggetto sano d’amore e che porta al riconoscimento dell’altro, che porta alla condivisione, allo stare con. Questi ultimi gli ingredienti per sviluppare un senso sano di se e dell’altro, della prevenzione per le patologie del non senso, del non sento la vita, tutte quelle dette “bianche” e i disturbi della personalità che ad oggi colpiscono in frequenza ed intensità.

Osserviamo che il movimento della cultura oggigiorno va nella direzione opposta, spinge verso la desertificazione dei sentimenti, la repulsione delle emozioni proponendo un genere umano che non deve chiedere mai, sminuendo e denigrando le caratteristiche del femmineo sano che sono l’incontro con la propria fragilità, la forza nella vulnerabilità, la guarigione nella lunarità. L’incontro con se stessi.

E’ in questo contesto che si inserisce il più subdolo e distruttivo dei comportamenti ignobili umani e direi disumani, la violenza psicologica perpetuata dalla manipolazione affettiva.

Poca sensibilizzazione e insabbiamento, la manipolazione come forma di violenza non riesce ad inserirsi nel modo che le spetta nella società, nelle istituzioni a tutela dell’indifeso, ma comprata, venduta e usata per il suo stesso meccanismo, velare, mascherare, insabbiare, e poi colpire alle spalle.

Se un fenomeno non è visto e riconosciuto non può nemmeno essere compreso, e se non può essere compreso non può dare l’opportunità di difendersi, di proteggersi, non da l’opportunità a nessuna modalità di reazione, divenendo sempre più aberrante , annientante, schiacciante, prevalente e preponderante.



Un dilemma o una missione quella della rivincita?

Rivendicare giustizia, reinserire la dinamica della manipolazione come subdolo meccanismo di controllo, potere e distruzione per strumentalizzare e usare, reinserirlo a fianco della violenza fisica, ridonarle i suoi diritti persi nel tempo, posizionarla con diritti legislativi di tutela, questo è il prossimo passo da compiere se vogliamo divenire veramente umani.



Una danza a due, la manipolazione vanta due protagonisti complementari:

il manipolatore, colui vincolato a schemi di controllo e potere, intrappolato nella ragnatela del piedistallo di grandezza e prevaricazione con l’ultima parola, e l’altro, la cosiddetta vittima del ballo, è un essere umano che vive nella bolla dell’urgenza di fusione, consenso e approvazione, un bisogno ancestrale che ricama la vita spingendolo in relazioni con chi se ne approfitterà.

Esistono diversi tipi di violenza psicologica a seconda delle persone e profili di personalità coinvolti e delle situazioni in cui si svolge.

La violenza non è mossa solo sulle donne, mito da sfatare, ma quella più subdola è propria quella mossa dalle donne. Sulla mia esperienza personale e professionale posso affermare che i figli abusati provengono nella maggioranza da famiglie con una più alta percentuale di madri manipolatrici piuttosto che padri.

I manipolatori possono essere genitori, ma anche partner, parenti, colleghi di lavoro, amici, conoscenti, insomma li ritroviamo in ogni ambito del sociale.

 
 
 

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Sono una psicologa clinica e il mio approccio è quello di una psicologia ecologica psico-spirituale che vuole essere integrale nel suo restituire la persona a sé stessa in  modo nuovo, intero, ricalcando la sua natura di psiche-anima-corpo. 

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